Milano

A Sesto San Giovanni nasce il primo termovalorizzatore 'green'

A Sesto San Giovanni nasce il primo termovalorizzatore 'green'
Addio al vecchio inceneritore, il nuovo riciclerà i fanghi: l'impianto brucerà i residui di 40 depuratori che prima erano smaltiti all'estero e produrrà fertilizzante e acqua per il teleriscaldamento. Sarà operativo nel 2023
3 minuti di lettura

È il primo impianto del genere in Italia, e nascerà a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. È qui che nei prossimi mesi si riconvertirà in chiave green il vecchio termovalorizzatore ormai datato: quello nuovo brucerà non più i rifiuti da sacco nero ma i fanghi prodotti dal vicino depuratore e dagli altri 39 impianti analoghi della zona, una sorta cioè di terriccio residuo della depurazione delle acque che poi, ripulite, finiscono nel Lambro. Scarti che finora venivano portati altrove, spesso all'estero, per essere smaltiti con i relativi costi, e che con il nuovo impianto serviranno a produrre oltre 11 mila megawattora all'anno di calore per il teleriscaldamento e a recuperare fosforo come fertilizzante. Così, il 75 per cento delle 65 mila tonnellate di fanghi 'bruciate' verrà trasformato in energia e il resto in fertilizzante.

È questa l'innovazione della futura biopiattaforma milanese, che unita all'impianto di depurazione adiacente formerà un polo energetico all'insegna dell'economia circolare dove tutto verrà riutilizzato per creare energia pulita. Non solo. Nell'impianto di depurazione sarà trattato anche l'umido prodotto dai comuni di Sesto, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno e Cinisello. Qui, in due grossi biodigestori che sembrano pentoloni, circa 30 mila tonnellate all'anno di compost verranno fatte fermentare per produrre biometano.

L'operazione green è di Cap, la società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della città metropolitana di Milano e di alcuni comuni delle province di Monza e Brianza, Como, Pavia e Varese dove in tutto ha 40 depuratori. Un investimento da 47 milioni di euro per creare un'infrastruttura sostenibile a zero emissioni di anidride carbonica (carbon neutral) che lo scorso 30 gennaio ha avuto dalla Città metropolitana l'autorizzazione a procedere con i lavori di costruzione, dopo un iter durato oltre due anni. "Il 31 marzo questo inceneritore verrà spento definitivamente per poi essere demolito e rinascere in una nuova forma più sostenibile - spiega Alessandro Russo, presidente del Gruppo Cap - la biopiattaforma avrà anche un camino unico e più sottile rispetto a oggi. Contiamo di partire con la prima linea dell'umido per la fine del 2022, mentre per finire tutto il polo la scadenza è marzo 2023". Ci saranno benefici per l'ambiente ma anche economici. "Oggi noi paghiamo lo smaltimento dei fanghi a circa 150 euro a tonnellata - aggiunge Russo - un processo che poi faremo internamente con tariffe sotto i 100 euro. I comuni inoltre risparmieranno nello smaltimento dell'umido, dai 100 euro di oggi a tonnellata a meno di 80 euro in futuro".

La riduzione dell'impatto ambientale rispetto a oggi è il principale effetto. Molti agenti inquinanti, dall'ossido di azoto alle anidridi carbonica e solforosa, caleranno di oltre l'80 per cento mentre il potenziamento del sistema di trattamento dei fumi e dei dispositivi di monitoraggio installati contribuirà a ridurre le emissioni del 76 per cento. Stesso discorso per gli odori, destinati a diminuire. L'obiettivo è un sistema dove la trasformazione dei rifiuti darà vita a un circolo virtuoso in grado di autoalimentarsi: le acque depurate andranno a irrigare campi agricoli e parco e a riscaldare case, mentre il biometano prodotto servirà per alimentare vetture e veicoli adibiti al trasporto. Inoltre grazie ai fondi europei di Horizon 2020, si faranno ricerca e sperimentazione su come recuperare nell'umido la molecola del mater bi, i sacchetti per il compostaggio, e nei fanghi la materia prima per le tubature.

Il progetto è stato sinora all'insegna della trasparenza. L'iter ha coinvolto i cittadini e alcune associazioni ambientaliste (gli atti sono consultabili su www.biopiattaformalab.it). Suggerimenti, critiche, idee, sono state ascoltate e in certi casi inserite anche come varianti progettuali. Come l'adozione di tecnologie adeguate per il contenimento dei fumi e degli odori, la piantumazione di nuovi alberi e la costituzione di un Rab (Residential advisory board), un comitato di monitoraggio e controllo formato da cittadini, rappresentanti delle imprese e delle amministrazioni. Per il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, "è un progetto unico in tutta Italia e il più importante a oggi in Europa nel segno dell'economia circolare. Tutto si riutilizza, non si accumulano rifiuti e non si consuma nuovo suolo. È un incentivo anche a differenziare ancora di più i rifiuti, percentuale a Sesto già salita dal 47 per cento del 2017 al 67 di oggi".

Per gli ambientalisti "è un'ottima tecnologia", come la definisce il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine, "e un bel modo di far uscire di scena il vecchio inceneritore e sostituirlo con una tecnologia che contribuisce ad affrontare il problema dei fanghi". L'unica perplessità è "che i fanghi sono sostanza organica e devono tornare nel terreno, quindi quelli non idonei va bene bruciarli ma che ci si limiti al reale fabbisogno di smaltire i fanghi che non possono essere immessi direttamente nel terreno".