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Testata
2014
27
Mag

Scatti e autoritratti, come ci raccontiamo
Il 29 maggio al Tempo delle Donne
Prenotate qui

di Giovanna Pezzuoli e Luisa Pronzato

 

Qualcosa è cambiato sulla scena pubblica. E sulla rappresentazione femminile. Abbiamo spesso criticato l’uso che i media fanno dell’immagine femminile. Questa volta vogliamo capire che cosa raccontano le donne quando parlano di se stesse attraverso le immagini. Ci siamo focalizzate sull’autoritratto, ricerca di sé, conferma di identità, racconto di esperienze. E lo facciamo mettendo insieme, non a confronto, l’arte e il digitale. Un luogo “alto” con un altro che vuole essere e si autodefinisce democratico. Questo è Auto Ri-Scatto l’incontro del 29 maggio, al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, per Il Tempo delle Donne. Un percorso tra immagini, video, foto, racconti e frasi musicali. Da una parte c’è il partire da sé, una delle chiavi del femminismo italiano, ricerca di autenticità che porta allo svelamento degli stereotipi e dei ruoli femminili in una sorta di autoterapia, dall’altra il selfie, nuovo linguaggio, segno di esperienze, desideri, messaggi che ritrae il nostro quotidiano.
 Abbiamo preso il selfie come linguaggio narrativo. E attraverso una campagna di storytelling e passaparola, lanciata da La27ora in collaborazione con la community online ZZUB.IT abbiamo chiesto alle donne di raccontarsi postando con l’hashtag #myselfstory tre selfie e descrivendo con tre tweet emozioni, storie, momenti di vita.

La partecipazione ad Auto Ri-Scatto è gratuita con prenotazione obbligatoria. Potrete prenotarvi  telefonando allo 02 20400334 oppure direttamente via mail cliccando qui 

Auto Ri-Scatto: il programma e l’invito – cliccate

Dicevamo che qualcosa sta cambiando sulla scena pubblica. È la stessa scena a essersi moltiplicata. C’è la scena reale e quella virtuale. Su questi palcoscenici della vita si formano le nostre identità. E sulla scena virtuale le donne da oggetto di ritratto sono diventate protagoniste. Con la loro quotidianità. Vi sembra poco? Nel mondo virtuale, oggi reale più che mai, agli esseri comuni è dato di fare quello che in passato era possibile solo alle èlite… Ai re, ai politici, agli artisti… E alle artiste. C’è stato un momento in cui le artiste hanno raccontato se stesse. Hanno messo in scena la femminilità, rotto schemi, svelando le contraddizioni nella costruzione della femminilità. Provocazioni, riflessioni sul ruolo che si sta modificano hanno messo ins scena le trasformazioni. Ma restano ricerche concettuali.

IL QUOTIDIANO DIGITALE – Il selfie, ultimo e più popolare modo di auto ritrarsi darà  il via ad Auto Ri-Scatto. L’intento è costruire una narrazione collettiva da condividere durante la serata in cui Cristina Cenci, antropologa del web, ci accompagna a cogliere quello che il selfie, pratica sociale diffusa, esprime

ALTRE PAROLE – Durante Auto Ri-Scatto tre vocalist (Valeria Gandus, Laura Ciceri, Carolina Borella, accompagnate al basso da Roberta Sollazzi e al piano da Enrico De Carli) fanno da quinta agli interventi, come un coro greco, rielaborando canzoni note per sottolineare i concetti che via via emergono.

OSSESSIONI – La parola ritorna alle immagini con il video di Juno Calypso, ventiquattrenne artista londinese, che si ritrae calandosi in diversi ruoli, receptionist, casalinga, hostess, per sottolineare l’ossessione di perfezionismo e bellezza. Stereotipi? Affrontati con la leggerezza di immagini tra il frivolo e il kitsch.

RI-SCATTI – Intensa, a volte dolorosa è la ricerca che la fotografa catalana Cristina Nuñez conduce da anni. Ha lavorato sull’autoritratto fin da adolescente per poi elaborare The self portrait experience, metodo che mettendo in contatto con le proprie emozioni nascoste, insegna a trasformare il malessere in un’opera con valenze artistiche. Momenti significativi della sua vita, giocati da sola o accanto ai genitori e alle figlie, nel corto Someone to love sono un’ulteriore declinazione dell’autoritratto.

L’ARTISTA TRA LA FOLLA – È ancora l’arte a chiudere l’evento con la coreana Kimsooja che inserisce la sua immagine (Needle woman) immobile tra la folla, figura filiforme sempre ritratta di schiena, nelle metropoli del mondo. Francesca Pasini, critica d’arte, introduce alla sua visione dell’arte e della vita.

CHI SIAMO? Intanto sul palcoscenico, negli ovali di cornici ottocentesche, madame Bovary, Nonna Papera, Maria (la Madonna), Medea, Maria Antonietta, Giovanna D’Arco, Frida Kahlo, Marie Curie. Le immagini scanzonate di Patrizia Fratus, modelli degli io di ciascuna donna, potenzialmente eredi e avatar di tutte le donne prima di noi. Ognuna sceglierà quelle che meglio le rappresentano, perché siamo le donne di tutta la storia. E nella pluralità componiamo il nostro autoritratto. Le nostre identità.

Vi aspettiamo online e offline…

 L’IMMAGINE DI APERTURA
Autoscatto di Vivian Maier. Bambinaia di professione, lasciò alla sua morte un archivio di più di 100.000 scatti. Molti erano autoscatti. Vivian non mostrò mai  il suo lavoro che è rimasto sconosciuto per tutta la sua vita. E lo sarebbe rimasto, se non fosse stato per il casuale ritrovamento da parte dello storico John Maloof che lo ha catalogato e raccolto in un sito-portfolio e ne ha fatto un documentario, Alla ricerca di Vivian Maier, distribuito in Italia da Feltrinelli 

 


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